Il BLOG della MORTE
Cap. I
Apparve dal nulla, come un faro d’intensità trasparente ghiaccio in una notte pungente di un inverno inoltrato che non ricordi quando ebbe inizio e non ne puoi sentire la fine.. fu così che Fabio cliccando gli innumerevoli blog della rete trovò quello che più lo incuriosì.. “Chi preferisci Uccidere?”
Tutto gli sembrava innocuo ed eccitante, come una scopata tra adolescenti, tanto che vista l’ora tarda si segnò il link tra i suoi preferiti e dopo aver smanettato un altro po’ alcuni siti e dato la buonanotte agli amici della rete, decise di bere una coca ed andare a dormire, il giorno dopo aveva lezione molto presto, ma non si rese conto che quel blog spuntato dal nulla iniziava già a pulsare incessantemente dentro la cartella in cui l’aveva salvato, come un cuore giovane dopo una corsa affannosa giù per la discesa ripida di un prato di montagna, inseguito solo dai propri pensieri.
Il giorno dopo Fabio si svegliò molto più stanco del solito, anzi, si sentiva più che altro stordito come una serata in disco con quattro havana cola sulla coscienza, ed un rimorso, il due di picche di quella bionda all’angolo.. prende per sistemare le sue cose per la lezione di diritto internazionale, beve un caffèlatte al volo come al pit stop di una gara di formula uno con dei biscotti di accompagnamento tutti rotti tipo cocci alla rinfusa, ed esce guardando ansiosamente il telefonino, nessun ‘buon risveglio cucciolo’ pensava frustrato, forse Giulia salta la lezione, giustificò, ma si illuse ottimisticamente.
Aula M piena, Giulia non si vede ancora ed il gruppo dell’uni è già al completo, non lo cagano neanche per sbaglio, decide allora di sedersi smonato accanto alla colonna dell’entrata di sinistra, tra il brusio di fondo assordante entra il prof e come un telecomando che spegne il televisore tutti in un sol battito di ciglia si zittiscono e diventano studenti modello, questa materia è la più difficile nonché la più importante per la facoltà per questo il Prof è rispettato come un Dio in terra, ma una terra di profani al solo suono della campanella.
Nel frattempo l’Amministratore affilava il suo coltello chiamato “crea nuovo post” un coltello virtuale che puoi modellare a tuo piacimento senza lasciare traccia tangibile se conosci i mattoni di base della rete. L’Amministratore li conosceva.. fin troppo bene!
Quel primo accesso la notte scorsa era la linfa vitale che aveva iniziato a nutrire la sua creatura virtuale creando un primo legame indissolubile con l’internauta inconsapevole, non puoi scappare questa volta, sei in trappola, lo stesso nome ingannevolmente lo dice: sei in Rete!
Fece un breve cenno con il braccio come dire ci si vede in giro e giratosi mise la mano in tasca per cercare le chiavi dello scooter che ogni volta sembrano cambiare magicamente di posto senza avvisarti per tempo, un breve sguardo alla vetrina del negozio di abbigliamento per intravedere la solita tipa che lavora li di pomeriggio e rassicurato nel vedere che tutte le forme sono al loro posto inforca il mezzo urbano e via tra il serpente di auto ritmato da semafori rossi diventati ormai simbolo dell’anticristo per eccezione.
Una corsa contro il tempo che sembra sempre essere avanti di un chilometro e poi ti chiedi perché gareggiare con colui che è sia avversario che unità di misura del tuo correre invano…
Ultima curva arrivati al garage, la luce gialla intermittente indica che questa volta il comando a distanza ha funzionato senza troppe imprecazioni! Sale le scale, un profumo diverso dal solito sembra distrarlo mentre pensa a cosa prepararsi per cena, la porta di casa è socchiusa con la luce che filtra distratta, perfetto, è Mario, l’amico strano del coinquilino, abita nel palazzo di fronte, tipico personaggio soprammobile che se te lo prendi in doppia con te dopo tre giorni devi iniziare a spolverarlo, chissà che ci trova di stimolante Luca nel passarci serate giocando alla play pensava mentre gli passava di fianco per dirigersi in camera, voleva accendere computer per controllare la posta e farsi una pasta ma pensando a dover condividere il fornello con ‘radica’ prese un pacchetto di crackers e si mise in moto per andare al ‘Tapas’,il quartier generale di ritrovo degli sregolati.
Un breve sms a Tony per non arrivare ed essere solo e via, nel frattempo la giungla urbana si era dipinta di scie rosse che scivolavano via veloci come i rigoli che lasciano le gocce che si accumulano nella superficie liscia dopo la condensa di un liquido prossimo all’ebollizione.
Al Tapas la gente era già tutta fuori, troppo tardi, non sarà rimasto nulla da mangiare, come al solito pensava mentre si tirava su il collo della giacca e controllava il telefonino per vedere se si era perso qualcosa mentre era in viaggio, due chiamate senza risposta, Giulia la prima, anonima la seconda.
Non sapeva se era più curioso per sapere cos’aveva da dirle giulia o conoscere il chiamante di quello squillo anonimo, troppe domande, probabilmente era solo un ciao come stai la prima e un secondo tentativo di chiamata da casa da parte di Giulia la seconda, intanto il ‘Tapas’ lo illuminava tutto con i suoi neon freddi ma pieni di colori assurdi, Tony era già dentro con gli altri, come sempre lo aveva aspettato per bere insieme, a vederlo da distante con il fumo che filtrava la visuale sembrava muoversi come una marionetta con i fili messi al contrario.
Un ciao raga e dopo dieci minuti Fabio si era già portato alla pari con gli altri per quanto riguardava il grado alcolico e mentre la testa continuava a pensare a lei quando per caso la scorse passare al di là della strada assieme ad un tipo mai visto, ma alto e con un cappotto lungo e scuro che poteva avvolgerlo tutto in un sol colpo, riusciva a vederle le labbra muoversi armoniosamente ed era come se sentisse distinta e chiaro il suono limpido della sua voce attraverso la strada, tramite il vetro del locale e la folla che gremiva la sala, doveva fare qualcosa, subito, si alza di scatto, prende la giacca, Tony in un intervallo di sobrietà di chi intuisce d’istinto si avvicina a Fabio e chiede cosa stava succedendo, non c’era tempo due pacche sulla spalla e via, i due si capiscono al volo ormai, subito in strada a pedinare, non capiva come mai lo stava facendo ma se lo sentiva, come un dovere inderogabile, ormai aveva già superato il limite del quartiere e diventava sempre più facile essere scoperti, ad un certo punto arrivano ad un bivio dove subito dopo è parcheggiata un’auto, un lampo e via sono scomparsi senza poter far nulla, magro bottino, e come se non bastasse tornando indietro per prendere lo scooter iniziò a piovere, sembrava che la pioggia cadesse per lavare quello che non voleva aver visto, ma sembrava aver capito tutto, l’assenza alla lezione, il silenzio durato tutto il week-end ed infine la chiamata senza risposta… i punti una volta uniti disegnavano una risposta amara.
…le luci della notte accese per noi, il tempo che non ci ha tradite mai, siamo rimaste qui occhi negli occhi così, perse dentro l’attimo del se come quando un fuoco brucia forte dentro te, non la spegni mai quella fiamma accesa, sembrava che la pioggia cadesse per noi lavando il mondo da quel che non vuoi… la voce nebulosa ma intrigante della cantante dei delta l’accompagnò a casa, come la colonna sonora della giornata. Venti minuti e stava girando la serratura di casa.
Chiusa la porta di casa si rese conto di una cosa, era tutto buio, buio, nessuno dei suoi coinquilini era in casa, ancora qualche passo e vide una luce tenera tenera chiamarlo dall’angolo in fondo al salone, si avvicinò curioso ma era solo la luce del lavandino nel bagno.
Più stanco che inzuppato dall’acquazzone del ritorno mise nel microondre una tazza per scaldarsi un the caldo e inciampando nel levarsi i pantaloni si precipitò in doccia.
Terminato il lavaggio con alcuni pensieri che sembravano esser scivolati via dal suo corpo con la schiuma del sapone si asciugò in fretta e con l’asciugamano lungo e stretto annodato in vita al modo degli antichi romani nelle terme di Caracalla finì di prepararsi e accese il computer.
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